Rock'n'roll High School - ...nulla sarà più come prima!!

Tuesday, August 08, 2006

Due chiacchere con...

"La testimonianza di un fascino perpertuo svelato nel tempo"
Giardini di Mirò - 2 Agosto 2006

"North Atlantic Treaty of Love", novità sonora quantitativamente povera, ma qualitativamente di buon livello sonoro, un misto fra passione e sentimento, un operetta sintetica diversamente determinata a riuscire, come viene vista dagli autori di tale creazione?
Parlare di operetta sintetica mi sembra francamente eccessivo. "Nato" è una raccolta di pezzi particolari che non avrebbero trovato spazio in un disco dei Giardini di Mirò in quanto molto diversi tra loro per natura, genere ed ispirazione. Rappresentano alcune potenzialità fino ad oggi inespresse dalla band. Ma è materiale eterogeneo che trova un suo filo conduttore nell'essere raccolta di suoni differenti.

Nel silenzio di un privilegio voluto, la rappresentazione del seguto di "Punk...not diet!", seguito che prenderà quali strade, che diventerà quale espressione, che si decifrerà attraverso quali lodevoli intuizioni?
Sarà un disco che rappresenta un gruppo al pieno della maturità. Pieno di coesione e coerenza. Chi si avvicina alla forma canzone per tradirne, una volta ancora, il suo mandato.

In un Libero De Rienzo perso nel suo "Sangue: la morte non esiste", i Giardini di Mirò prendono parte al suono magico di un metraggio cinematografico sconosciuto ma significatamente imprevedibile, un'esperienza nuova da raccontare in che modo, attraverso quali circostanze?
Libero era sì al debutto come registra, ma come attore ha avuto molti riconoscimenti per cui non parlerei di "sconosciuto" anzi il suo lavoro era molto atteso da critica ed esperti del settore. Lavorare con lui non è stato facile. E' una persona dotata di molto talento ed intuitività. Questo lo rende estremamente creativo ma anche poco concreto nel quantificare le sue necessità e le sue volontà. Per il resto credo che tutta la buona musica sia nella sua essenza cinematografica. Con questo non voglio dire che la nostra sia buona musica. Dico solo che non abbiamo fatto fatica a scrivere melodie per il film.

L'attitudine come forma di vita interiore, l'esigenza di rimanere se stessi nonostante le ovvie deviazioni di una vita sempre meno legittima, manifestazione di ideali al di fuori della normalità di base, forze la cosa più bella e in assoluto più importante dei Giardini di Mirò?
La domanda mi sembra troppo lisergica. Che dire? Questa è una lettura. Con alcune cose che condivido, altre che non condivido, molte che non capisco. La cosa più bella dei Giardini di Mirò spero sia e resti la musica. L'attitudine e tutto il resto sono un fondamentale contorno. Ma non c'è giusta attitudine dentro un esperienza musicale di scarso interesse.

Nell'enormità di una novizia, un hip hop che decade in delle collaborazioni estemporanee di capace livello stilistico ("Nato 1"), una sperimentazione unica e conclusiva, o una voluta e scottante decisione di cambiamento personal musicale?
Quel pezzo rimanda ad un disco che uscirà a Settembre e si chiama "Matters of Love and Death" che ho curato io senza i Giardini di Mirò o per lo meno senza la presenza costante di tutti loro. Quel pezzo nasce nel clima di quelle collaborazioni con "emcee" e "hiphopettari" vari. Per quanto parlare oggi di generi musicali è come parlare di aria fritta. E' un epoca barocca dove gli stili si confondono. E anche noi siamo confusi.