Rock'n'roll High School - ...nulla sarà più come prima!!

Tuesday, September 19, 2006

Due chiacchere con...

"L'infinita voglia di verità ripetutamente affascinante"
Minnies - 13 Settembre 2006

"Il Pane e le Rose" è un ritorno/non ritorno dal punto di vista sonoro che rappresenta che cosa? Un momento di passaggio verso altri orizzonti sperimentali o una presentazione vagamente vacanziera di quello che sarà il vostro prossimo futuro discografico?

”Il Pane e le Rose” è senza dubbio un punto fermo della nostra discografia. Invece di pubblicare una raccolta di canzoni già edite, abbiamo scelto di rielaborare secondo il nostro gusto attuale brani “storicamente” importanti per noi. In questo modo, canzoni che nel ’97 suonavano decisamente hardcore, come “In Casa”, sono diventate una ballata semi-acustica, in cui però rimangono intatte la carica aggressiva e il suo spirito. Inoltre, la circostanza che ci trovassimo a un nuovo cambio di batterista ha influito sulla scelta di inserire altri pezzi in chiave esclusivamente acustica: così le versioni di “We Are” e di “Oggi” nel disco suonano ancora più morbide degli originali. Il fatto è che in questi anni sono cambiate molte cose, all’interno del gruppo e nella musica in generale. Non avrebbe avuto senso “coverizzarci” o ristampare le vecchie canzoni così com’erano. E così abbiamo deciso di levare qualche distorsione, senza perdere quel nervosismo e una certa incazzatura di base che caratterizza il nostro suono.

Un qualunquismo di forma, ma perchè "Il Pane e le Rose", perchè questo titolo dall'aria unicamente semplice, che in profondità sembra nascondere altro, perchè questa semplicità volutamente voluta?
”Il pane e le rose” è un titolo decisamente evocativo. Si presta a molti significati e spesso è stato utilizzato in letteratura e nel cinema. In realtà trae il suo significato originale dalla politica come slogan del movimento sindacale americano di inizio secolo, utilizzato per sottolineare la necessità per i lavoratori di non soffermarsi sulla conquista dei diritti di base (cibo, casa e lavoro) ma anche su quel superfluo “le rose” che rappresentano la realizzazione del vero benessere. Nel nostro caso, lo abbiamo scelto perché rende bene l’idea dell’EP. Come ti dicevo, recuperare in parte dei brani “storici”, rappresenta la nostra base di partenza, ma l’inedito, che da anche il titolo del disco, lascia intravedere quel di più che potrebbe essere il futuro della nostra musica…

Lontani dalla freddezza essenziale del mondo dei produttori e dei discografici italiani underground e non, avete scelto un nome come Paolo Mauri che sembra distaccarsi dalla omologazione di quell’ universo, essenzialmente perchè?
Paolo Mauri è un produttore che ha lavorato a dischi fondamentali della recente storia della musica indipendente italiana, dal primo album dei SottoPressione, all’ultimo degli Afterhours, passando per quelli dei Prozac+ e di moltissimi altri gruppi, ma prima di tutto è una persona autentica, con una sensibilità che non ha nulla a che fare con certe logiche del marketing discografico. Ci siamo conosciuti quasi per caso nell’estate del 2004 abbiamo iniziato la nostra collaborazione proprio con “io farei accademia”, registrata come provino e poi successivamente inserita nel “Pane e le rose”. Il suo apporto all’EP è stato fondamentale. Ci ha aiutato ad aprirci a nuove soluzioni armoniche per i nostri pezzi, senza snaturare il nostro stile. Abbiamo intenzione di lavorare con lui anche per il prossimo disco, un album intero questa volta. Non vediamo l’ora.

Legami in contrasto ed esperienze sonore vicine all'infinito, un nome su tutti Against me! Un ricordo che credo difficilmente dimenticherete, e che porterete sempre dentro di voi, come un live motive… di che genere?
Più che live motive, direi Sing Along! Quello con gli Against Me! è stato senza dubbio un concerto speciale per noi. Ha coinciso con la data di presentazione del disco e l’inizio del tour. E come se non bastasse era il primo concerto con Rui, l’ennesimo nuovo batterista. A proposito, questa volta sembra che abbiamo trovato quello giusto. Ti dicevo “Sing Along!” perché loro sono così: un vortice che ti trascina dall’inizio alla fine del concerto. Se sei in mezzo al pit non riesci neanche a rendertene conto. Se ti allontani di qualche passo, vedi questa folla di persone che canta tutta insieme ed è una cosa sola. E’ una sensazione bellissima e non è un caso che siano il gruppo di riferimento per un certo tipo di punk oggi. Proprio loro che sono stati capaci di passare da una label come No Idea a Fat Wreck ed ora su mayor senza alzare quelle polemiche che avrebbero accompagnato qualsiasi altro gruppo del genere. Soprattutto perché hanno una credibilità e uno spessore che li eleva rispetto alla media. La mia speranza è quella di trovare una band come gli Against Me! in classifica… forse mi sentirei meno parte di una elitè, ma di sicuro il mondo sarebbe un posto migliore!

Italia - Germania, oltre allo storico 4 -3 di Messico 70, sono anche due mondi paralleli che a volte si avvicinano e a volte si allontanano, forse troppo dalle evidenze caratteriali sonore, voi che conoscete approfonditamente queste due realtà, quali le differenze più essenziali, e quali gli atteggiamenti musicali più evidenti?
C’è una differenza fondamentale tra Italia e Germania che sgombra subito il campo da ogni altra considerazione. Lì, se pur con qualche flessione rispetto al passato il punk rock e la musica indipendente in generale ha mercato. Esistono centinaia di locali, squat, club, centri giovanili dove poter suonare e più di tutto, esiste interesse e seguito, non solo per le band più famose, ma anche per quelle che ci arrivano per la prima volta. Così è stato per noi quando nel 2002 siamo stati catapultati in quella realtà sconosciuta. Arrivammo per qualche data di supporto ai Digger, una band americana impegnata in un tour europeo in quel periodo. E’ stato un colpo di fulmine. Da lì in poi, tornare in Germania è diventato un punto fermo nella nostra storia. Ancora recentemente, in Germania abbiamo girato parte integrante di un documentario sulla musica indipendente al quale stiamo lavorando. Abbiamo raccolto la testimonianza di quelle persone che investono nella musica quotidianamente: promoter, band, etichette. In Italia al contrario abbiamo ottimi gruppi che non avendo la possibilità di crescere finiscono per sciogliersi ed altri che raccolgono un successo che va ben oltre le loro qualità per la pigrizia di certi appassionati della nostra musica. La sensazione di già sentito e la mancanza di personalità di questi gruppi mette un po’ di tristezza. Invece, se avete voglia di ascoltare qualcosa di un po’ diverso dal solito, sul nostro sito raccogliamo un po’ di link a gruppi e situazioni sparse per l’Europa. Ci sembra il modo più autentico e significativo per parlare ancora di “scena”.