Rock'n'roll High School - ...nulla sarà più come prima!!
Thursday, November 02, 2006
News on News
"Come spedire una canzone in testa alle chart? Davvero non ne ho idea". E se a dirlo è Moby, oggi a Milano per presentare alla stampa il suo "Go: the very best of Moby", gli si può credere. Lui, timido pro-pro-pro-pronipote di Melville ("Ma", spiega lui, "Moby è un nomignolo che mi porto dietro da quando sono nato. E, visto che da piccolo ero grasso e bianco, calzava a pennello"), tutto si aspettava tranne che diventare un Re Mida del pop: "Quando penso ad un 'best of' con il mio nome sopra mi viene da ridere", confessa educatamente il newyorchese alla stampa italiana: "Da giovane non avrei mai pensato, a quarant'anni, di girare il mondo grazie alla mia musica. Mi sarei visto, piuttosto, come un professore in un piccolo liceo di provincia con l'hobby dell'home recording". Invece, l'ex punk rocker convertitosi alla dance, si trova oggi a fare i conti con un successo planetario, e con un repertorio decisamente importante: "Sì, ma senza l'aiuto Daniel Miller della Muse non ce l'avrei mai fatta. Sarebbe uscito un 'best of' che nessuno avrebbe ascoltato, perché io non sono abbastanza distante' dalle mie canzoni per giudicarle correttamente". Newyorchese da sempre, Moby ha scelto proprio la Grande Mela come soggetto della sua prima raccolta: "Un sacco di canzoni che amo parlano della decandenza dei costumi a New York, come al esempio 'Walk on the wild side'. Io, invece, ho scelto di scrivere una semplice pop song sulla mia città, che facesse ballare. E per la parte vocale volevo una cantante che fosse un'icona di New York: dopo due mesi di corteggiamento serrato, sono riuscito a convincere Debbie Harry. Più newyorchese di così...". Divenuto celebre tanto grazie alla tecnologia (si pensi al suo periodo techno) quando per mezzo di un'attenta analisi della musica "delle origini" (i campionamenti di "field recording" che hanno fatto di "Play" un successo mondiale), Moby vive bene la dicotomia tra progresso e tradizione: "E' curioso che io apprezzi le registrazioni country blues degli anni Venti e Trenta, che reputo molto più autentiche e vere di quelle attuali, e poi passi la vita in uno studio pieno di apparecchi modernissimi. Devo dire, però, che io la tecnologia l'ho sempre utilizzata per raggiungere il cuore dell'ascoltatore, per tentare di suscitare emozioni. Un po' come facevano i primi bluesman con una chitarra, davanti al microfono. Solo che io lo faccio col computer". Ma, ad una dimensione "intima" della musica, Moby proprio non è capace di rinunciare: "Non facendo tour promozionali, per il 'best of', ho trovato il tempo per organizzare un mini tour nei salotti dei miei amici. Sì, entro nelle case e suono, senza alcuna amplificazione. E' fantastico, perché - in situazioni così piccole - non rimane altro che la musica". Sempre attivissimo in ambito sociale, militante ambientalista, l'autore di "Porcelain" sembra più ottimista oggi che in passato, riguardo la politica americana: "Beh, i democratici, secondo i sondaggi, sono in vantaggio in molte circoscrizioni: questo non può che essere un buon segno. Poi Barack Obama (il senatore afroamericano dell'Illinois probabile candidato alla Casa Bianca per i democratici in occasione delle prossime elezioni presidenziali) mi sembra un'ottima persona: è umile e intelligente, quindi ha tutti i numeri per essere un grande presidente. Mi viene da chiedere, però, se gli USA, così conservatori, siano davvero pronti per un presidente di colore...". Amante di New York proprio per il suo spirito tollerante ("E' fantastico: a Central Park puoi vedere famiglie musulmane ed altre ebree ortodosse fare picnic a pochi metri l'una dall'altra") Moby, che pure ha un nuovo album in cantiere che potrebbe raggiungere il mercato nel corso del prossimo settembre, ama tenersi occupato, soprattutto con il cinema. Ma non ricordategli la sua rilettura del celebre tema di 007. "Mio Dio", scherza lui: "Di tutte le cose che ho fatto, quella è forse quella che mi è riuscita peggio. Soprattutto perché l'originale è bellissima. La mia è una delle innumerevoli cover molto più brutte dell'originale... Per il resto, sì, ho scritto la colonna sonora per il nuovo film di Richard Kelly (già dietro la macchina da presa per "Donnie Darko"), 'Southland tales'. Il film, però, è stato così bastonato dalla critica in occasione della sua presentazione a Cannes che dubito verrà distribuito, quindi credo che farete un po' di fatica a sentirla...".
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